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La webcam spenta inquina il 96% in meno, ma allora perché non usare un'audioconferenza?

Fonte Business Inside Italia del 9 Febbraio 2021



Molte delle attività sociali pre-pandemia, dalle riunioni di lavoro agli incontri con gli amici, sono diventate virtuali e si svolgono attraverso lo schermo di un computer. Sfruttando applicazioni come Zoom, Google Meet e simili, i ritrovi online sono ora un’abitudine. Così come lo sono i rettangoli neri sullo schermo a contraddistinguere i partecipanti alla riunione che non hanno attivato la webcam.


Ora, chi non ama apparire in camera negli eventi virtuali può giustificare la sua scelta con una motivazione virtuosa: tenere la webcam spenta aiuta l’ambiente.


A spiegarlo è l’Università americana di Purdue che ha analizzato il consumo energetico prodotto da un pc durante un collegamento video. Nel testo originale, i ricercatori spiegano che un’ora di videoconferenza o di streaming fa emettere al computer fra i 150 e i 1.000 grammi di anidride carbonica e richiede fra i 2 e i 12 litri di acqua. Numeri dannosi per la salute della Terra. Ma lasciare la fotocamera spenta può ridurre queste cifre del 96% secondo la ricerca.

Infatti, i computer e gli altri dispositivi elettronici che usiamo per navigare su internet contribuiscono all’inquinamento, dato che i loro sistemi di raffreddamento emettono gas nocivi per l’ambiente. Maggiore è la richiesta di energia, come avviene guardando i video, maggiore è l’inquinamento prodotto.

Lo studio di Purdue, condotto insieme alle altrettanto prestigiose Yale University e al Mit (Massachusetts Institute of Technology), si è impegnato ad analizzare i danni all’ambiente provocati dalle infrastrutture di internet.

L’inquinamento da internet era già cresciuto prima della pandemia, arrivando a rappresentare circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra. L’aumento di utilizzo di internet durante i periodi di lockdown e il conseguente boom dei ritrovi via webcam hanno peggiorato la situazione. Alcune nazioni hanno segnalato un aumento di almeno il 20% del traffico web da marzo 2020. Il team di Purdue ha analizzato le emissioni di gas serra associate a ogni gigabyte di dati utilizzati su YouTube, Zoom, Facebook, Instagram, Twitter, TikTok e altre 12 piattaforme, nonché nei videogiochi online e nella navigazione web in generale. Come previsto, quando le applicazioni usano i video aumentano i gas nocivi prodotti.

“Sappiamo dell’impatto ambientale positivo portato dall’abbandono della carta, ma nessuno conosce il vantaggio nello spegnere la videocamera o nel ridurre la qualità dello streaming. Quindi, senza il consenso degli utenti, queste piattaforme stanno aumentando l’impatto ambientale dei singoli utilizzatori”, ha detto Kaveh Madani che ha condotto lo studio. La sua squadra ha raccolto dati da Brasile, Cina, Francia, Germania, India, Iran, Giappone, Messico, Pakistan, Russia, Sud Africa, Regno Unito e Stati Uniti. Le stime sono approssimative affermano i ricercatori, perché hanno potuto analizzare solo i dati resi disponibili dai fornitori di servizi e da terze parti. Ma il team ritiene che le stime aiutino a documentare la tendenza e portare maggiore attenzione sui danni ambientali dovuti all’uso di internet. Le persone dietro i rettangoli neri durante le videochiamate non saranno più viste come timide o schive, bensì potranno dirsi impegnate per il benessere della Terra.

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